Due parole sul blog

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Quasi.
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Su, su, guardate, guardate...

martedì 20 novembre 2012

Frammenti: Il Dono p.9

Post modificato, restano a disposizione estratti dei capitoli
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...Il vento.
Anche in città arriva il vento.
Spesso è così forte da fischiare tra le vie, sotto i tetti, tuffandosi nei cortili, da ruggire e sbattere tende ben ancorate alle loro guide, spaccandole. Tanto da svellere finestre e far cadere alberi troppo vecchi o troppo malati.
Succede. Non spessissimo, ma succede.

Allora mi chiudo nella mia stanzetta, mi infilo sotto le coperte e mi sembra di ascoltare la voce della tormenta1. Trasferisco la mia anima dove il Vento ha origine, immaginando il suo ruggire sibilante e rabbioso tra pinnacoli bruni e cornici2 aeree, così effimere, eppure modellate da quelle stesse tormente feroci.
Altre volte arriva più tranquillo e ha odore di neve, di terra, di funghi e di erba… alzo gli occhi e le Montagne sono là che mi osservano, al di là delle case, al di là delle vie ampie e diritte come dita tese ad indicarle.
A volte accarezza le orecchie e sembra di sentire il suono dei pascoli alti, delle pendici rocciose, del lento ed eterno muoversi dei ghiacciai.
Allora mi sento spaccata, come un vecchio ciliegio colpito da un fulmine dalla chioma alle radici.

Chiusi gli occhi.
Era lo stesso vento, ma questa volta ero là, dove dovevo essere.
E non volevo, non potevo andarmene!
Quell’altra vita non mi era mai appartenuta: ne ero stata prigioniera per un capriccio schizofrenico e avevo sempre pensato che fosse l’unica possibile, per me.
Eppure… quanto non riuscivo a starci dentro! Quanto tutto era estraneo!

Mi sembrava di passeggiare in un set cinematografico dove ero piovuta per caso, dove ogni cosa era finta, dai paesaggi disegnati su fondali di cartone, agli oggetti, ai personaggi interpretati da attori annoiati da una parte sempre uguale.
Tentavo di recitare una parte anch’io, a caso, imparando a memoria le battute di qualcun’altro, sentendole false e stonate o improvvisando.
Era surreale, ma ci avevo fatto l’abitudine da tanto tempo.
Non adesso, mai più.
Mai più avrei potuto restare a guardare il tempo scorrermi tra le dita, senza poter afferrare quel che mi spettava di diritto, che spetta a tutti di diritto.

Micky non c’era, la porta leggermente aperta e miagolii selvaggi mi comunicarono che era stanco di riposare ed era corso a giocare col gatto della zia su e giù per le scale, dal momento che fuori il vento era troppo forte.
Aveva sempre avuto paura di quel tipo di vento: si nascondeva sotto il letto e mi chiamava mugolando penosamente, finché mi infilavo con lui là sotto, per quanto possibile, e gli mettevo una copertina sotto cui nascondersi meglio.
Ora giocava. La paura l’aveva lasciata laggiù, in un appartamento di cinquanta metri quadri.
Sentii la zia chiamare per la pappa e una mandria di bufali correre giù per le scale… E poi dicono che i gatti sono leggeri e silenziosi!

“Oh, accidenti! Niente gite, oggi!” Pensai, sbirciando tra le stecche degli scuri, il grande Tasso bruno e robusto, che piegava le fronde e gemeva lottando con la tormenta.
Un tasso… cioè, eravamo a milleottocento metri, c’erano pascoli e qualche mugo stiracchiato! Che ci faceva un tasso di una dozzina di metri, lì?
Sentii uno sguardo pungermi la schiena e mi voltai, aspettandomi forse l’apparizione di qualche strana Creatura locale, ma c’era solo il cristallone, appoggiato in un angolo.

Follia, ma mi pareva irritato. “E’ ridicolo!” dissi a me stessa.
BANG!
Il bicchiere sul comodino esplose, lanciando pezzi di vetro ai quattro angoli della stanza.
La zia si affacciò alla porta: “Che succede, cara?”
“Sparano!” esclamai da dietro il letto dove mi ero rifugiata.
“No, tesoro, nessuno ha sparato” disse entrando e, vedendo i cocci sparsi su comodino e pavimento: “Ma guarda!” commentò.
Poi li raccolse con calma, intimandomi di non muovermi, che potevano esserci delle schegge.
“Ma che…”
“Non è nulla, cara. Succede.”
“Co-cos’è che succede? In che senso?”
Lei si voltò con i cocci ordinatamente in mano. “Sono ancora caldi. È stato un gran bel colpo, eh?” poi sembrò ripensarci: “Non ti sarai mica spaventata, vero?” mi chiese stupita.
“No, zia, cosa dici! Più o meno tutte le mattine vengo svegliata da un’esplosione sul comodino!”

La zia uscì ridacchiando e tornò poco dopo con un panno bagnato.
“Non hai mai visto una pietra rilasciare energia?”
“A volte l’Ambra accumula elettricità statica e può dare la scossa, ma non è una pietra e… e poi l’Opale può accumulare energia e rilasciarla improvvisamente sotto forma di onda sonora, ma non così! E poi, questo non è Opale, e…”
“È una pietra potente, Eva. La vostra scienza è così presuntuosa da decidere cosa sia possibile e cosa no, è il classico comportamento degli ignoranti.”
“Che bello!” biascicai tra i denti.

Avevo una mezza idea di trasformare quel coso in una serie di pendagli da lampadario, non appena avessi avuto il coraggio di avvicinarlo.
Prudentemente scesi, cercando di non passargli troppo vicino, resistetti all’impulso di fargli una linguaccia, e mi impegnai sulle bolle di luce.

Mi sentivo molto nervosa all’idea di passare un’altra notte nella stessa stanza con quell’affare, così la zia, saggiamente, salì e lo coprì con una pezza di velluto nero.
“Ora starà tranquillo” mi rassicurò, così, come fosse stata la cosa più naturale del mondo che una pietra si irritasse e si mettesse a sparare come un personaggio di Guerre Stellari!

Il cagnone era uscito, convinto che con i suoi sessanta chili il vento non potesse portarlo via, ma pochi istanti dopo sentimmo raschiare alla porta
ed entrò una enorme palla di lana arruffata e imperlata di particelle di neve di riporto.
Gli si vedevano solo gli occhi e il tartufo, almeno finché non si scrollò energicamente davanti al camino dandoci un’idea dell’atmosfera esterna, dopodiché si spalmò come burro davanti al fuoco e i gatti si misero ad usarlo come tappeto elastico.
Se non pensavo al quarzone, alla signorina trasparente e all’esplosione di poco prima, la giornata, tormenta o meno, iniziava in modo grandioso.
Il problema era non pensarci, ovviamente.

1 Tormenta: forte bufera di neve polverosa con violente raffiche di vento, può verificarsi in qualsiasi stagione in alta Montagna.   
2 Cornice nevosa: struttura aerea aggettante formata da neve con forte capacità di coesione, di dimensioni spesso notevoli in spessore e ampiezza, sospesa su dorsali e creste.
 

(...continua link p.:10)

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